Charles Dickens e Thomas Hardy
Non c’è dubbio che Charles Dickens e Thomas Hardy rappresentino i due grandi pilastri della letteratura vittoriana. Entrambi ci permettono ancora oggi di viaggiare nel tempo e nello spazio, alla riscoperta della realtà della Gran Bretagna dell’Ottocento.
Eppure, le atmosfere e gli ambienti che conosciamo attraverso la penna dei due romanzieri sono nettamente differenti. Quando leggiamo Oliver Twist e il suo peregrinare attraverso le vie di Londra, non possiamo fare a meno di accorgerci che nemmeno il più piccolo dettaglio sfuggiva all’occhio attento dell’autore, che infatti spesso trovava l’ispirazione durante passeggiate notturne attraverso i quartieri più sudici della capitale. Dickens riusciva così a fornire al lettore un ritratto fedele, tanto delle grandi corti e degli ambienti più esclusivi, quanto dello squallore della vita dei meno fortunati. Allo stesso modo, anche Hardy scriveva della realtà che più gli era familiare, quella della campagna del Dorset.
I due uomini vissero delle vite molto diverse e mente Dickens, che iniziò la sua carriera nel giornalismo prima e nella letteratura poi, maturò nel suo cammino professionale circondato dai più grandi artisti della City, Thomas Hardy attraversò un percorso più incerto, spesso lontano sia professionalmente che fisicamente da quanto accadeva nella capitale. Capiamo così quanto per lui fosse particolarmente rara l’eventualità di svoltare l’angolo e imbattersi nelle grandi celebrità del tempo, come William Thackeray o, perché no, Charles Dickens. Eppure accadde.
L’incontro tra Charles Dickens e Thomas Hardy
Certo, oggi leggiamo i loro nomi con un tale timore reverenziale che guardandoci indietro ci immagineremmo senz’altro una stretta di mano, oppure una partecipazione condivisa a un’occasione conviviale riservata ai grandi della società, ma in verità non è proprio così che andò.
L’incontro inaspettato ci viene raccontato nella biografia di Thomas Hardy scritta da Claire Tomalin. L’ho tradotto per voi:
Hardy era ancora giovane. Al tempo viveva a Surbiton, un sobborgo di Londra poco distante da Kingston upon Thames. Aveva appena sposato Emma Gifford e si erano trasferiti in una casa chiamata Davids Villa, lungo Hook Road. Lavorava come architetto per un’azienda di Londra e non era diventato famoso come scrittore.
Si trovava lungo lo Strand ed entrò in un cafè per una tazza di tè e qualcosa da mangiare. Trovò che Charles Dickens era seduto a uno dei tavoli. Thomas Hardy lo riconobbe all’istante, come avrebbe fatto chiunque altro. Hardy fu sul punto di avvicinarglisi e presentarsi, ma Dickens chiamò un cameriere e cominciò a discutere per via del conto. Come sempre, Dickens aveva il cruccio dei soldi. Hardy esitò e l’occasione fu perduta. I due più grandi romanzieri dell’età vittoriana non si incontrarono per un soffio.
Va specificato che non è chiara la fonte da cui la biografa ha attinto questa informazione, certo è che non ci sorprende trovare Dickens ancora una volta preoccupato per le sue finanze. Se siete iscritti alla mia newsletter avrete già ricevuto l’audio del mio brano A scuola di marketing da Dickens (letto dalla voce italiana di Leonardo DiCaprio) in cui vi racconto proprio che Dickens scriveva per soldi, e che il denaro fu la sua preoccupazione costante nel corso della vita. Quindi, anche se ci dispiace un po’ per quello sfortunato cameriere, non ci resta che credere alla veridicità di questo simpatico aneddoto e immaginarci che cosa sarebbe accaduto se magari Hardy avesse avuto il coraggio di presentarsi. Chissà, forse avrebbe proposto uno dei suoi romanzi per la pubblicazione all’interno del giornale di Dickens…
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