Da bambina quasi nessuno la chiamava per nome, perché al suo fisico gracilino e alla sua vista corta si addiceva piuttosto l’appellativo di “vecchia signora”. Il padre diceva che all’asilo “passava del tutto inosservata poiché non rivelava alcun talento particolare”. A otto anni non sapeva ancora leggere. A 44 il suo libro Camilla incassò l’equivalente odierno di 220.000 sterline. Era il 1796.
In breve, questa è la storia di Frances Anne Burney, detta Fanny. All’esterno colpiva il suo atteggiamento austero ma dentro era un’esplosione di inventiva e genialità. Resistente ai metodi classici d’insegnamento, solo le storie lette a voce alta dalla sorella Esther riuscirono ad introdurla al fantastico mondo della lettura. Quella scintilla che era in lei si accese e la passione per la lettura si tramutò ben presto in una vera e propria ossessione per la scrittura. Un fiume di creatività che il padre Charles si impose di arginare in occasione del quindicesimo compleanno della figlia, obbligandola a gettare tra le fiamme il manoscritto del suo primo romanzo, The History of Caroline Evelyn. Un’infanzia segnata da tragedie e imposizioni, quella di Fanny. La tubercolosi le strappò via la madre, e le ultime ore di sofferenza della donna lasciarono un segno indelebile nella mente della piccola, che allora aveva solo 10 anni. Il trasferimento a Londra di tutta la famiglia fu il cambiamento che diede inizio a un periodo di solitudine per Fanny, l’unica delle sorelle a non essere mandata a studiare in Francia. Ma la solitudine per Fanny significava libertà, libertà di poter finalmente dedicarsi alla sua passione più grande. Lontana da occhi indiscreti poteva ora sfuggire agli stereotipi di una società per cui donna e ambizione professionale erano considerate due rette parallele destinate a non incontrarsi mai. Distante dallo sguardo del padre Charles, musicista in ascesa che si affacciava ai ranghi più alti della società londinese, Fanny prese prima a sperimentare diversi stili letterari in un diario personale, poi si dedicò a Evelina, il sequel del suo romanzo perduto. Completò il lavoro nel 1772 e si decise: l’avrebbe pubblicato. Ma che cosa sarebbe successo se il pubblico non l’avesse apprezzato? La sua famiglia non avrebbe mai permesso che il buon nome guadagnato con tanta fatica fosse distrutto da un fallimento letterario, per di più causato da una figlia femmina. Così Fanny chiamò in proprio soccorso un intermediario immaginario: tramite “Mr King” la storia fu presentata al libraio Thomas Lowndes e il 29 Gennaio 1778 venne pubblicata. La reazione della critica fu positiva, e molti paragonarono il suo stile a quello di Henry Fielding e Samuel Richardson. La sua identità rimase segreta finché alla fine dell’anno un pezzo di satira di George Huddesford fece riferimento alla “cara piccola Burney”. Il libro superò le 2.000 copie vendute ma, nonostante il tentativo di negoziare termini migliori, Fanny non potè pretendere più che un compenso fisso di 20 ghinee (pari a circa 3.000 sterline odierne).
Forte di questo primo risultato del tutto incoraggiante e guadagnato finalmente l’agognato benestare del padre, Fanny si mise rapidamente al lavoro sul secondo romanzo, Cecilia. Pubblicato nel 1782, fu stampato in un’edizione da 2.000 copie esaurite nel giro di poco tempo. Fanny cedette il copyright del romanzo all’editore per 250 sterline (circa 34.500 sterline oggi). Tuttavia, seppur economicamente indipendente, Fanny aveva ormai superato i trent’anni e non era ancora sposata. Nel tentativo di indirizzarla verso una vita consona a una donna della sua età e del suo stato sociale, una conoscente riuscì a presentarla a Windsor dove le fu offerto il ruolo di seconda dama di compagnia e responsabile dei vestiti e dei gioielli della Regina Charlotte. Il compenso era buono e la donna, schiacciata dalle pressioni dei familiari e della sua coscienza, accettò. Ma anche i saloni più grandi d’Inghilterra le stavano stretti: passarono cinque lunghi anni prima che riuscì ad allontanarsi da Windsor.
Due anni dopo accadde l’inaspettato: Fanny incontrò il Generale Alexandre-Jean-Baptiste Piochard D’Arblay, un affascinante immigrato francese, povero in canna. I due s’innamorarono, si sposarono e dopo un anno ebbero un figlio. Ma come avrebbe potuto Fanny mantenere uno stile di vita degno del buon nome della sua famiglia? Come avrebbe potuto difendersi dalle accuse di chi non riusciva a comprendere il suo amore per uno straniero squattrinato, con ideali politici distanti da quelli dei suoi genitori? Non c’era dubbio, l’unica via era racimolare soldi, al più presto. Fu così che Fanny riprese a scrivere, e in meno di un anno diede forma a un’idea abbozzata durante la sua permanenza a Windsor trasformandola in un nuovo romanzo: Camilla. Fanny lo sapeva: per ottenere un risultato diverso occorre fare le cose in modo diverso. Così, per liberarsi dalle catene degli editori, Fanny decise di stampare e distribuire il libro in maniera indipendente. Un piano semplice per chi ha un capitale a disposizione, certo, ma Fanny non aveva più un soldo. Per dare forma al suo progetto c’era quindi solo una via: sfruttare le proprie conoscenze per raccogliere tutti i fondi necessari. Fu così che diede il via a quella che oggi definiremmo a tutti gli effetti una campagna di crowdfunding.
Il termine utilizzato all’epoca per identificare questa tipologia di pubblicazione era subscription publishing. La campagna fu avviata ufficialmente con la pubblicazione di un annuncio nel numero del 7 Luglio 1795 del Morning Chronicle che riportava:
“PROPOSTE per la stampa via sottoscrizione di una NUOVA OPERA, in Quattro Volumi, duodecimo. Dall’AUTRICE di EVELINA e CECILIA: da inviare entro il 1 Luglio 1796. La cifra richiesta per la sottoscrizione è di una Ghinea; da pagare al momento della Sottoscrizione”.
CHE COS’È IL CROWDFUNDING? Il crowdfunding (lit. “finanziamento collettivo”) è un invito pubblico a contribuire economicamente alla realizzazione di un determinato progetto. Generalmente i fondi sono raccolti attraverso piattaforme online come Kickstarter o Indiegogo e il raggiungimento di una specifica somma è indispensabile ai fini dell’avvio del progetto. Portata a termine l’iniziativa, ogni partecipante riceve una ricompensa, proporzionale all’ammontare del suo contributo.
Successivamente, alla Duchessa di Leinster Emily FitzGerald, alla Sig.ra Boscawen e alla Sig.ra Crewe, note rispettivamente nell’ambiente letterario e in quello politico, e ad altre nobildonne e personaggi illustri di vario genere, fu assegnato il compito di reclutare sostenitori. Esattamente come accade oggi, i potenziali partecipanti erano invitati a dare il loro contributo con la promessa che il loro nome sarebbe stato stampato all’interno del libro. In questo modo, non solo Frances faceva leva sui contatti acquisiti grazie alla pubblicazione dei libri precedenti per raccogliere il capitale di cui aveva bisogno, ma li rafforzava, offrendo ad ambiziosi aristocratici l’opportunità di vedere il proprio nome pubblicato accanto a quello di altre figure di spicco, e li amplificava, avvalendosi di quelli che al giorno d’oggi definiremmo influencer del settore. Inoltre, aprire il volume con una lunga lista di sostenitori rappresentava per Fanny un’esibizione del proprio status sociale. La lista finale, composta da 1.058 nomi di cui 275 nobili e 48 ecclesiastici, era presentata in ordine alfabetico, e per ogni lettera i nomi partivano da quelli della nobiltà fino ad arrivare ai cittadini comuni. E in fondo all’elenco dei cittadini comuni sotto la lettera “A” c’era anche il nome di una ragazza allora diciannovenne e ancona sconosciuta che avrebbe fatto la storia della letteratura inglese: Jane Austen.
In totale 4.000 copie furono stampate, di cui 3.500 vendute in meno di tre mesi. Fanny guadagnò 1.000 sterline dalla campagna, e altrettante dalla successiva vendita del copyright, una cifra così alta che le fu consigliato di non rivelarla, per timore di ritorsioni da parte di altri autori contemporanei. Incarnando la creatività dell’autore, la scaltrezza dell’agente e l’intuito del librario, Fanny ce l’aveva fatta. Camilla, però, rimase l’unico grande successo finanziario di Frances Burney. Il romanzo successivo, The Wanderer, non arrivò a essere stampato in una seconda edizione. Nel 1811 a Fanny fu diagnosticato un cancro al seno che la costrinse ad affrontare una dolorosa mastectomia, eseguita senza anestesia. Nel 1818 il marito morì per un cancro al colon. Frances se ne andò nella sua casa di Londra, numero 29 di Lower Grosvenor Street, all’età di 88 anni.
- Emma E. Pink, Eighteenth-Century Studies, Vol. 40, No. 1 (Fall, 2006), pp. 51-68.
- Fanny Burney, The diary and letters of Frances Burney, 1752-1840
- Pat Rogers, Burney, Frances (1752–1840), Oxford Dictionary of National Biography, Oxford University Press, 2004; online edn (Sept 2016)
- Jocelyn Harris, Jane Austen and the Subscription List to Camilla, A publication of the Jane Austen Society of North America (Winter 2014)
- Photo from the Singer-Mendenhall Collection – T. Payne, and T. Cadell and W. Davies, 1796
- Historical UK inflation rates and calculator by Stephen Morley