Oggi voglio raccontarvi Nord e Sud di Elizabeth Gaskell. Tranquilli, niente spoiler! Si tratta del racconto dietro il racconto. Innanzitutto però lasciate che risponda alla domanda più gettonata, cioè: mi è piaciuto il libro? Diciamo che lo definirei estremamente interessante, ma non più di tanto coinvolgente. La storia mi pare abbastanza prevedibile, eppure ci apre una finestra sulla realtà della rivoluzione industriale nell’Ottocento, sugli ideali imprenditoriali che dal nord piano piano sarebbero arrivati anche al sud, e che a leggerli oggi ci sorprendono per la loro estrema attualità. Il personaggio centrale, l’eroina del racconto, Margaret Hale, è tratteggiata in maniera secondo me molto efficace, tanto che originariamente il romanzo non doveva chiamarsi Nord e Sud, ma proprio Margaret Hale.
Ed eccoci che arriviamo alla storia della storia. Insomma non vi sorprenderà che anche qui ci sia lo zampino di Charles Dickens. Dovete sapere che Dickens fu il direttore di diverse riviste, ma quelle più importanti nella sua carriera giornalistica furono Household Words, dal 1850 al 1859, e All the year Round, dal 1859 alla sua morte nel 1870. Quando Dickens fondò Household Words, si mosse subito per reclutare firme di un certo spessore. Nella mia recente traduzione dell’epistolario di Dickens trovate alcune delle lettere che scrisse a nomi come Michael Faraday e appunto a Elizabeth Gaskell. La Gaskell produsse per Dickens diversi racconti nel corso degli anni, ma Nord e Sud rappresentò un punto di svolta – purtroppo non in senso positivo.
Va detto che inizialmente Dickens, che apprezzava la Gaskell e aveva imparato a lasciarle carta bianca sulla scelta dei soggetti, fu molto colpito dai primi capitoli della storia. Gli arrivarono all’inizio 114 pagine manoscritte, che lesse tutte d’un fiato. La Gaskell era nota per il suo slancio indagatore, pertanto si capiva già da quella prima parte del racconto che c’era dietro una ricerca, una forte consapevolezza delle condizioni sociali del nord dell’Inghilterra – ricordiamoci che lei a viveva a Manchester.
Insomma, dopo questa prima lettura, Dickens iniziò a dispensare i suoi consigli alla scrittrice. Iniziò a darle indicazioni precise su come secondo lui andava divisa la storia per la pubblicazione in parti settimanali sul giornale e in generale su come condensare alcune sequenze che trovava troppo prolisse. Scrisse, sigillò e spedì i suoi preziosissimi consigli ma, sorpresa sorpresa, la Gaskell non volle ubbidirgli. Questa situazione si protrasse per tutta la pubblicazione del romanzo: Dickens suggeriva modifiche, e la Gaskell lo ignorava. Al di là della scelta finale del titolo e di cambiamenti minori che poté applicare lo stesso Dickens, alla fine il nostro Charles dovette piegarsi alla volontà della collega che – a quanto pare – aveva già fatto tutto il possibile per comprimere la storia.
A dovervi dire la mia più grande delusione rispetto a questo romanzo è proprio la conclusione: vi ho subito detto che si tratta di una storia estremamente prevedibile, ma pure nel suo essere prevedibile, il finale dà l’impressione d’essere raffazzonato e messo lì un po’ di corsa. Difatti è proprio quello che accadde. La stessa Gaskell scrisse che trovava che la storia, a forza di seguire i dettami di Dickens, pareva “raggomitolata e scritta in fretta e furia” e che lei stessa non ne era per nulla soddisfatta.
A questo punto non sappiamo di chi fosse la colpa di un calo drastico nelle vendite di Household Words proprio nel periodo in cui Nord e Sud venne pubblicato a puntate… inutile dire che Dickens se la prese ovviamente con la Gaskell. Lei, dal canto suo, pochi anni dopo decise di abbandonare definitivamente questo formato e darsi al romanzo, per così dire, “classico”.
Ora a voi la parola: avete letto Nord e Sud? Secondo voi chi aveva ragione, Dickens o la Gaskell? Ditemelo in un commento e se vi va, condividete questo articolo con un altro appassionato di letteratura vittoriana, mi farebbe tanto tanto piacere. Alla prossima!
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