Perdersi tra le pagine di un romanzo di Thomas Hardy è come smarrirsi tra i fitti rami d’una foresta. Forse nessuno come lui riesce ancora a far vibrare le corde del cuore alla stregua d’una timida foglia alla brezza d’autunno. Nelle sue storie più emozionanti la natura non fa da cornice, ma è un vero e proprio amplificatore del sentimento umano, e ad ogni frase diffonde quel profumo di bosco che sa di casa. E in nessun romanzo questo accade con più forza che in The Woodlanders.
Pare che il germe dell’idea del racconto sia spuntato nel 1875: ci vollero quasi dodici anni prima che Hardy diede forma alla storia, pubblicata in uscite mensili nella rivista Macmillan’s Magazine, da maggio 1886 ad aprile 1887 per essere resa poi disponibile, come si usava, nel classico formato in tre volumi.
Tradotto in italiano con Nei boschi nell’ultima edizione di Fazi editore, è un romanzo tanto struggente quanto vero, che segue le vicende di Grace Melbury: alla conclusione di un’educazione prestigiosa, ella si trova coinvolta in un vortice di forzate ambizioni che la tengono in bilico tra la via della ragione e quella del cuore. Il perno della storia però è il paesaggio che l’accompagna attraverso ogni sentiero percorso e che gravita attorno al villaggio di Little Hintock.
Dove si trova Little Hintock?
Hardy lo scrisse chiaramente, Little Hintock è un luogo immaginario, e se ne rimane facilmente convinti se si pensa a certe descrizioni, che lo presentano quasi come un luogo inadatto a ospitare davvero una cittadina: conosciamo solo la gente, gli alberi e qualche casa sporadica, mentre a un occhio attento non sfugge qualche elemento incoerente nel tempo dello spazio (in ogni caso ben lontano da quanto accadde a Wilkie Collins con La donna in bianco).
Eppure, sin dalla pubblicazione Little Hintock attirò talmente la curiosità dei lettori che decenni dopo, nell’edizione del 1912, Hardy si trovò costretto a puntualizzare che egli stesso non sapeva dove il villaggio si trovasse, e che “una volta, in compagnia di un amico” aveva “passato molte ore in sella a una bicicletta nel tentativo scrupoloso di scoprire dove davvero si trovasse quel posto, ma la ricerca si è poi risolta in un fallimento; tuttavia, alcuni turisti” gli avevano “assicurato di averlo rintracciato senza difficoltà, e di aver scoperto che corrispondeva fin nei minimi dettagli alla descrizione” che ne dava nel libro.
In verità, pare che le spedizioni dei curiosi raggiunsero negli anni un verdetto ben preciso: Little Hintock è una combinazione di due villaggi della valle di Blackmore, cioè Stockwood e Hermitage.
Nel libro, Little Hintock sorge poco distante di Great Hintock, e la tradizione vuole che a ispirare il villaggio più popolato tra i due, sia stato Melbury Bubb.
Inoltre, furono i nomi stessi di alcuni dei luoghi del romanzo a fornire i principali indizi ai lettori più curiosi: a più riprese due dei protagonisti, Grace e il suo Giles, “che aveva l’odore e l’aspetto dell’autunno”, si trovano a passeggiare nei pressi di una certa “Abbazia di Sherton”, un chiaro richiamo all’Abbazia di Sherborne (nella foto in alto e in quella d’apertura dell’articolo). Anche la chiesa di Buckland Newton nel libro si trasforma in “Newland Buckton” e la Milton Abbey diventa “Middleton Abbey”.
Insomma, un romanzo che, proprio come la storia che racconta, attraversa le stagioni ma cresce e si amplifica nell’abbraccio di luoghi senza tempo, cullato da una natura viva, energetica e vibrante, proprio come quella immortalata da Thomas Hardy.
FONTI
- The Woodlanders, The Thomas Hardy Society
- The Woodlanders, Dorset Life